Conosci il tuo albero
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L’albero, è la spina dorsale della vela e, proprio come in un corpo umano, è il fulcro del suo corretto funzionamento. Qualunque corpo, anche il più allenato, non può esprimersi in un gesto atletico se la sua colonna vertebrale non funziona correttamente!
Scegliere un albero con caratteristiche meccaniche elevate, è il passo più importante per ottenere le migliori performance dalla propria vela
Come si arma
L’ albero deve essere montato in modo da sfruttare al meglio le potenzialità della vela. Comincia seguendo le indicazioni riportate sulle sacche della vela. Non soffermarti troppo cercando di replicare esattamente i numeri. Spesso infatti, le misure convertite da un diverso sistema metrico, potrebbero non essere del tutto precise, così come i punti di partenza delle scale riportate sul boma o sulla prolunga, potrebbero variare da marca a marca.
Fortunatamente oggi quasi tutti i brand di vele sono soliti mettere indicazioni visive sulla parte alta (leech) della vela, indicando il punto massimo oltre al quale la vela deve rimanere tesa.
Aggiungere centimetri di caricabasso rispetto a quanto suggerito, porta ad avere un profilo più piatto nella parte centrale e una vela più aperta nel leech; in questo caso è probabile sia necessario togliere centimetri di bugna dal boma. Il centro di spinta in questo modo si sposta in avanti, verso l’albero. Una vela così cazzata, è meno reattiva e più propensa a sostenere venti forti. Accade l’opposto se viene data meno tensione di caricabasso rispetto a quanto raccomandato.
Prima di entrare in acqua
Controlla sempre che l’innesto in cui si inserisce l’albero e la sua parte interna siano puliti. Un innesto sporco di polvere o sabbia, è causa sicura di incastro delle due metà. I nostri alberi sono in assoluto quelli con la tolleranza di innesto più precisa. Il vantaggio: avere un albero senza gioco, ottenere una trasmissione più efficiente degli sforzi e avere minori possibilità di innesti che rimangono piegati.
Un consiglio è quello di applicare del nastro adesivo intorno alla giunzione dopo aver unito le due parti; questo evita che entri della sabbia, causa dei problemi sopra descritti, e che, durante il montaggio dell’albero nella vela, si allontanino top e bottom, anche di un solo centimetro. Eventualità che si verifica di frequente senza che ci si accorga, provocando una rottura quasi certa nella sezione centrale.
Una volta infilato l’albero nella vela, fai scorrere la mano sulla sacca della vela in corrispondenza della metà, per controllare che non vi siano spazi, anche minimi, tra base e top.
Shit can happens
Se l’albero resta bloccato, oltre a chiedere aiuto ad amici, prima, fallo vibrare mantenendolo in posizione orizzontale e tenendolo con una mano ai due estremi. Successivamente sforzalo, girandolo in senso opposto dalle due estremità. Il passo successivo è quello di usare due boma , uno nella parte bassa e uno in quella alta, per sfruttare la leva e fare maggiore forza . Un’ulteriore e ultima possibilità è quella di togliere il tappo dall’estremità del top, inserire una manichetta di acqua e di ripetere tutte le operazioni descritte facendo scorrere l'acqua all'interno della sezione per sciogliere l'incrostazione di salsedine e sabbia che è la causa del bloccaggio.
Attenzione al sole
Il carbonio risente del caldo piuttosto che dei raggi UV. In una giornata molto calda, la temperatura della superficie dell’albero può superare gli 80 gradi (lo abbiamo misurato). Se lasci l’albero montato e cazzato, si possono creare tensioni nei punti di massimo sforzo (generalmente tra i 70 e 90 cm dalla base) o nella parte alta dove c’è la deformazione maggiore, tali da farlo collassare. E' sempre consigliato disarmare l ‘attrezzatura e non lasciarla esposta al sole. Quasta operazione è fondamentale quando si usano alberi SDM, che sono più sottili, hanno una maggiore superficie esposta e tensioni di carico 3 volte superiori.
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*Nota: Un albero SDM, che viene tirato da un paranco a 8 carrucole (4 occhielli in base alla vela), è sottoposto ad una tensione di carico pari ad 8 volte quella che viene applicata a mano tirando la cima del caricabasso.
Regolazione dell’albero
Ogni vela prevede una determinata lunghezza d’albero per raggiungere il luff (lunghezza totale) richiesto, che a sua volta si ottiene aggiungendo i centimetri necessari con la prolunga. Alcune vele in commercio si adattano a due possibili misure di albero variando la lunghezza della prolunga per ottenere lo stesso luff oltre a poter giocare mescolando base e top diversi ( con il top nella misura piu lunga immediatamente successiva) . Se per esempio abbiamo un luff di 435 cm, possiamo usare un albero 430 con 5 cm di prolunga o un 400 con 35 cm di prolunga oppure inserendo la base di un 400 e il top di un 430 con 20 cm di prolunga. Nell 'ultimo caso ricordatevi di non mescolare mai bottom e top di modelli diversi con percentuali diverse di carbonio.
Anche se le curve ottenute possono essere simili, il comportamento percepito in navigazione è decisamente diverso. Si ottengono infatti luff di ugual misura totale, ma con diversi profili, cosa che influenza la vela e quindi la reazione percepita dal rider. Non esiste un meglio o un peggio assoluto: il rig è composto dall’altezza del rider, dalla tipologia di tavola, dalla/e pinna/e utilizzate e dalle condizioni in cui si esce. Un albero più lungo con IMCS più alto, è più stabile in condizioni di vento forte ed è comunque preferito da atleti alti e pesanti. Esattamente il contrario accade nel caso di un albero più corto. Si tratta di indicazioni di massima, la cosa migliore è provare nelle stesse condizioni, diversi set up.
TECH TALKS
Imcs
Partiamo dalla letteratura. Poi cercheremo poi di spiegare il “dietro le quinte”.
IMCS è un valore adimensionale, che indica, in un certo modo, la rigidità di un albero in base alla sua lunghezza rispetto ad un albero standard di 460 cm. Proviene da una formula piuttosto datata, ma tuttora utilizzata dai produttori di vele. Indica inoltre, la profondità della freccia a metà dell’albero sotto un carico di 30 chili. Il valore aumenta con l’aumentare della misura dell’albero, indicando rigidezze maggiori all'aumentare della lunghezza dell’albero. I valori IMCS per ogni lunghezza sono piuttosto simili tra i diversi brand e di solito variano al massimo di un punto rispetto ai valori qui indicati.
340 (15), 370 (17), 400 (19), 430 (21), 460 (26), 490 (29), 520 (33)
Curve
L’ IMCS viene associato ad altri due valori che determinano il “profilo” della vela. Sono le percentuali di freccia (o curvatura) che un albero subisce a ¼ e ¾ della sua lunghezza, rispetto al valore massimo di freccia raggiunto al centro, sotto un carico di 30 chili. Il valore a ¾ di solito varia dal 74 al 79% rispetto al valore centrale, quello a ¼ dal 62 al 65%. La curva così definita e i numeri (che ahimè si declamano come un mantra), hanno un senso, pur relativo, se associati ad un valore di IMCS, in quanto, va ribadito, sono espressioni percentuali rispetto alla flessione al centro che è appunto il valore di IMCS. Per comodità, si è stabilito di definire 3 tipi di curve a seconda del valore che assume la differenza dei valori percentuali di top e base:
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9-12 HARD TOP (LA PARTE ALTA DELL ALBERO FLETTE TRA IL 9 E 12% IN PIU DELLA BASE
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13-15 CONSTANT CURVE (LA PARTE ALTA DELL’ALBERO FLETTE TRA IL 13 E IL 15% IN PIU DELLA BASE
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16-18 TOP FLEX (LA PARTE ALTA DELL’ALBERO FLETTE TRA IL 16 E IL 18% IN PIU DELLA BASE)
L' albero e le misure cosiddette “perfette”
Sebbene questi numeri servano ai velai e ai costruttori come noi, per iniziare a definire l’albero di una determinata vela, essi rappresentano solo una parte del progetto di un albero e nemmeno quella più importante.
I numeri dell 'albero
Tutti i valori qui citati di IMCS e Curva, non vengono usati in percentuale da chi progetta, ma tradotti in misure del sistema metrico, cioè in millimetri. Se raggruppassimo tutti gli alberi da quelli più hard top a quelli più flex top con il sistema oggi utilizzato, otterremmo differenze che stanno entro i 20 millimetri tra una curva e l’altra. Considerando però che quasi tutte le vele moderne sono dei constant curve, la differenza sta entro i 10 millimetri! Il carbonio inoltre, nella sua forma lavorabile ovvero il pre-impregnato, ha tolleranze meccaniche che si traducono in variazioni sulle tolleranze di curva. Il controllo qualità su ogni albero effettuato in Reglass, esclude certamente ciò che è fuori tolleranza. Tuttavia differenze di un punto percentuale sono normalmente accettate e rientrano nei limiti tecnologici.
Il sistema di misura attuale per quanto, poi, possa essere tradotto in modo preciso, definisce una deformata che è il risultato di un carico applicato non reale rispetto a ciò che l’albero poi subirà nella realtà (nessun albero viene “tirato” con un peso dal centro, né tanto meno con 30 chili!!). *
In ultimo, due alberi pur con uguale curva, se differiscono: per materiale, diametri e forma, possono far assumere alla vela due forme diverse e comportarsi in acqua in modo diverso.
La forma dell’albero
In pratica, alberi con profili diversi possono avere la stessa curva. E’ evidente che un albero con una sezione cilindrica maggiore in lunghezza, rispetto ad un altro con una conicità più pronunciata o più sottile in penna, pur potendo essere progettato per avere la stessa curva di un albero con un profilo diverso, avrà una risposta dinamica totalmente differente. Non si può dire se migliore o peggiore. Semplicemente differente. Per quanto detto sopra, molto dipende dall’insieme del rig, inclusa corporatura e modalità di navigazione.
Il materiale
L’indicazione: albero al 100% in fibra di carbonio non è segnale del suo livello di qualità, significa più semplicemente che non c’è (o non dovrebbe esserci!!) fibra di vetro al suo interno. Esistono infatti, diversi tipi di carbonio con caratteristiche meccaniche diverse. Ciò che rende un prodotto in composito migliore rispetto ad un altro, non dipende solo dal tipo di materiale utilizzato, ma dall'intera filiera produttiva: dalla scelta delle fibre alla preparazione delle resine con cui fare il pre-impregnato e alle numerose operazioni attraverso le quali, in ogni singola fase, viene costruito un albero. Queste operazioni, rappresentano veri e propri segreti industriali: il know how aziendale, frutto di errori e successi che fanno un’enorme differenza tra prodotti analoghi fabbricati da aziende diverse.
Reglass è stata la prima azienda al mondo a utilizzare il composito per fare alberi da windsurf ed è l’unica società del settore che realizza il pre-impregnato internamente. E' possibile in tal modo avere un controllo assoluto sulla produzione e personalizzare il prodotto, scegliendo, tra le diverse “ricette” - talvolta elaborate con minime ma sostanziali differenze - quella più adatta all'uso finale del composito.
CONCLUSIONI
In passato brand diversi avevano effettivamente curve molto dissimili fra le loro vele e gli alberi potevano raramente intercambiarsi . Ora non più. Le vele che montano alberi constant, pur con le relative differenze, sono la maggioranza. Ciò che oggi può valorizzare l’efficienza di una vela non è quindi solo la percentuale di carbonio dell’albero, né tantomeno la curva “perfetta”. Quest’ultima, come abbiamo visto, nasce da un test che prevede un carico, non corrispondente alla realtà, di soli 30 chili (quando invece sono in gioco carichi di punta di alcune centinaia di chili) e da tolleranze obbligate che deviano i valori rispetto al risultato atteso.
La differenza, a volte un vero salto quantico da un punto di vista tecnico, tra un albero e un altro, deriva sostanzialmente dal processo di costruzione, a partire dal modo in cui le fibre vengono impregnate di resina, dal tipo e dalla quantità di resina utilizzata, per finire: dai tempi e dalle modalità in cui l’albero passa le varie e numerose fasi di costruzione. Due alberi identici prodotti da due aziende diverse, avranno risposte meccaniche e qualitative diverse. La tecnologia e il know-how di una azienda che produce composito da oltre 30 anni come Reglass, si traduce in avanzata tecnologia ed elevatissima performance dell’albero. Il cui compito principale è quello di mantenere il profilo più efficiente della vela sotto carico, farla ritornare nella sua posizione di massima efficienza aerodinamica quando se ne allontana e distribuire gli sforzi nel modo più armonico possibile lungo tutto il suo profilo.
Nella metafora abusata della colonna vertebrale, questa non ha solo il compito di sostenere la muscolatura ma e soprattutto, quello di dare segnali precisi, veloci e coordinati per far compiere il movimento nel modo più efficiente possibile.
Un albero costruito da Reglass è tutto questo.